Chi ha paura della comunicazione?
Su http://www.undicom.it, su http://www.scienzedellacomunicazione.com, su http://www.puntocomonline.it e, naturalmente, nei corridoi della mia facoltà ultimamente ho visto e sentito molta gente scoraggiata, preoccupata o almeno perplessa sul futuro che l’aspetta al termine degli studi in Scienze della Comunicazione.D’accordo, il mercato e la conoscenza delle nostre potenzialità in Italia non sono proprio all’apice del loro splendore, tuttavia io non credo che chi ha scelto un percorso di studi del genere abbia per forza sbagliato tutto. Perché?
Innanzi tutto, come ho detto nell’articolo SdC, tante risorse da integrare (http://www.comunitazione.it/leggi.asp?key=156), oggi sta nascendo un dibattito, anche a livello studentesco, sul mondo della comunicazione, dibattito che sta favorendo un progressivo collegamento fra i comunicatori e, indirettamente, ci sta facendo conoscere dal mondo del lavoro.
In secondo luogo è vero che, nei momenti di crisi, le aziende tagliano subito le spese di comunicazione ma è altrettanto vero che, quando le situazioni sono troppo critiche perché possano essere affrontate sul piano produttivo, l’unica salvezza è il ricorso al marchio ed alle risorse immateriali dell’impresa (di cui si occupa chi? Indovinate un po’!). Ricordiamoci poi che tutte le crisi alla fine terminano.
Infine non dimentichiamo che fino ad oggi le professioni della comunicazione sono state svolte da persone che hanno seguito i più diversi percorsi formativi, ora invece, come detto qualche tempo fa dallo stesso Lorenzo Strona (Presidente di Unicom), c’è bisogno di un numero ristretto di professionisti preparati.
Teniamo presente tuttavia che essere preparati non significa solo aver studiato ma anche essersi interessati attivamente di quanto succede nel mondo del lavoro, per essere aggiornati e pronti a gestire le novità.
Purtroppo infatti oggi come oggi gli studenti di SdC e simili sono troppi a causa della proliferazione indiscriminata dei corsi nell’area comunicazione, difficile dunque che ci sia posto per tutti, credo quindi che la competizione sarà vinta da chi saprà unire alle competenze acquisite la capacità di applicarle sul campo.
Gli spazi per chi si sappia gestire in ogni modo non sono così scarsi come potrebbe apparire a prima vista. Lasciamo per un momento da parte le occupazioni più note, come radio, tv, giornalismo, pubblicità, che pur continueranno ad assorbire personale nei prossimi anni.
Nuove prospettive si aprono nell’ambito della comunicazione pubblica, sfera che la legge 150/2000 ha disciplinato dando un’importanza chiave all’attività di comunicazione nei rapporti tra P.A. e cittadini.
Sono prevedibili, inoltre, ampi spazi nei progetti di e-governament, nell’ambito delle reti civiche e delle città digitali (per approfondire l’argomento si veda http://www.rur.it ed i rapporti che contiene).
Sia chiaro che è un campo in via di sviluppo, e per questo non mancano incertezze ed ambiguità, ma le prospettive a lungo termine dovrebbero essere in ogni modo buone, visto anche l’interesse per il settore reso evidente dal successo dell’ultimo Compa (Salone della comunicazione pubblica ed istituzionale) di Bologna
Un altro ambito poi è quello della comunicazione universitaria, che, come si vede già dai dati sulle campagne promozionali degli atenei italiani, di cui mi sono occupato recentemente (vedi Università degli spot di… http://www.undicom.it/canali/universitas/spotUniv2002.html), è un settore nuovo e vivace.
Un notevole vantaggio poi è quello di poter collaborare a tali iniziative finché si è ancora studenti, poiché conosciamo bene il cliente, ossia il nostro ateneo, ed abbiamo buoni contatti al suo interno, i nostri professori. Per chi volesse continuare anche in seguito poi esistono riferimenti di categoria, come l’Aicun-Associazione Italiana Comunicatori d'Università (http://www.aicun.it/).
Un ultimo esempio infine è quello dell’applicazione del marketing alle comunità virtuali, tramite cui le aziende instaurano rapporti di dialogo e comunicazione diretta con le frange più attive dei consumatori di un certo prodotto/settore, ricavandone preziose informazioni sullo sviluppo di nuovi prodotti e rafforzando il proprio marchio.
Tutte operazioni che richiedono capacità comunicative e sensibilità linguistiche e dialogiche professionali.
Questi naturalmente sono solo alcuni esempi delle potenzialità occupazionali, vecchie e nuove, della comunicazione (gli altri scopriteli da soli, meglio se quando io mi sarò già sistemato!), ma dovrebbero far capire che, anche se aprirsi la strada è difficile, gli sbocchi ci sono, eccome.
Vi lascio con un’ultima annotazione: moltissimi professionisti importanti hanno seguito percorsi di studio completamente estranei ai campi in cui sono andati a lavorare, per cui voi oggi studiate comunicazione ma poi potreste avere l’occasione della vita in un altro settore ed essere lo stesso soddisfatti. Quello che studiate in seguito vi servirà sicuramente, per cui abbiate grinta e vedrete che la spunterete, in ogni caso.
In bocca al lupo!
GIANLUIGI ZARANTONELLO (http://www.gianluigizarantonello.too.it